Giocando con la chimica
 
GIOCANDO CON LA CHIMICA
 
 
La Chimica non è "qualcosa di strano", basta guardarla dall'angolazione giusta..... anche in questo caso giocando con le parole.
 
 
… E COSÌ.. NACQUE LA VITA !!


Narra la storia che un giorno…nella notte dei tempi, anzi al tempo “Zero”, esistevano due famiglie nell’Universo, quella degli Adroni, ben pasciuti e di carattere estroverso, cordiale, pronti a familiarizzare tra loro, e quella dei Leptoni, decisamente diversi, erano infatti piccoli, egoisti e scorbutici, non si piacevano più di tanto nemmeno tra loro, ognuno voleva il suo spazio, anche se erano curiosi, veloci e molto intelligenti.
Le due famiglie erano numerosissime perché erano composte da milioni di milioni di milioni di piccoli quark che giravano liberi ed infelici nell’universo, perché erano soli e si annoiavano in tanto vuoto, volevano qualcuno con cui giocare, e, poiché erano in tanti, statisticamente logico per la legge dei grandi numeri, un giorno tre quark della famiglia degli Adroni si incontrarono: uno era rosso, uno verde, uno blu e finalmente si misero a giocare fra loro tirandosi addosso vicendevolmente delle forze di colore, dette in gergo gluoni, che li facevano variare, ma in modo che ce ne fosse sempre uno per ogni colore e che il loro gruppo fosse visto sempre come bianco, così non poteva venire colpito dalle forze di colore di altri.
Anche altri Adroni si incontrarono, e fecero lo stesso gioco, ed alcuni gruppi si misero a fare i protoni, perché due erano quark “up” , felici d’essere fatti così, ed uno era un quark “down”, un po’ giù, ma non sapeva per quale motivo.
Altri fecero i neutroni perché erano due “down” ed un “up”, comunque niente di male poiché in fondo si sentivano … neutri.
Poi un giorno protoni e neutroni si incontrarono ed inventarono un nuovo gioco, fare il nucleo mettendosi a coppie fisse: protone con neutrone, una sola coppia, due coppie, tre, quattro, ecc. Era bello stare insieme, e tutti trovavano il gruppo di loro gradimento.
Il nucleo, però, risultava “carico” della strana forza che distingueva i protoni, una carica positiva, come l’allegria, legata ai quark “up” ,anche se un po’ spenta da quello “down” ma sufficiente da essere un’unità positiva, che attirava chiunque fosse d’umore negativo, come ad esempio gli elettroni, strani tipi della famiglia dei Leptoni, quelle “particelle” dalla natura non ben definita, duplice, non ben capiti da nessuno, tanto più piccoli di protone e neutrone, talmente piccoli e veloci da non essere mai localizzati con sicurezza, e, perciò, in grado di spiare la felicità del nucleo da una certa distanza, attratti da una forza più debole di quella che lega i protoni e i neutroni, ma tanto importante da non lasciarli scappare, quindi incapaci di avvicinarsi più di tanto, ma riuscendo a rinnovare il gioco che divenne così il “gioco dell’atomo”, talmente bello e perfetto da diventare stabile nel tempo.
Se un elettrone vedeva un protone da solo, gli si piazzava ad una certa distanza e giocavano all’atomo d’Idrogeno. Ogni tanto l’elettrone dell’idrogeno cambiava gruppo, lasciando solo il protone, che non piangeva di sicuro, visto che un altro atomo che lo volesse per giocare certo lo trovava!
Nel tempo si formarono nuclei di due protoni e due neutroni, e due elettroni spiavano nei dintorni, e fu il gioco dell’ Elio, poi quello di tre protoni e tre neutroni, e tre elettroni in giro nei dintorni e fu il gioco del Litio, e quattro, quattro, quattro … e cinque , cinque, cinque… e otto, otto, otto che fu quello dell’Ossigeno, e via così fino a cento e più, e, per alcuni, al gioco del nucleo si aggregarono altri neutroni, che, cicciotti com’erano, lo rendevano solo più pesante, ma il nome era sempre uguale, (ad esempio l’ossigeno restava ossigeno, il carbonio restava carbonio,) cambiava solo perchè diventava quello dell’isotopo del …, cioè lo stesso, ma faceva più figura, perchè nel gruppo degli atomi si notava un po’ di più!
Il nome lo sceglievano i protoni, perché erano quelli più attivi, e non accettavano mai di cambiare il loro numero nel gruppo. Se arrivavano neutroni ..ben accetti! Se gli elettroni volevano andare o venire … tutto OK ! Ma i protoni, quelli che c’erano restavano, ed il nome era scelto da loro!
Ed ogni atomo divenne unico, con il suo numero di protoni, il suo peso, ( dovevano, però, tener conto anche di quelli che avevano neutroni in più, perché la famiglia degli Adroni non si faceva certo mancare l’energia, che era il loro cibo, ed erano piuttosto pesantini tutti!). Quanti atomi diversi si formarono!
C’erano atomi con 1 oppure 2 o 3 o….6, 7, 8…protoni nel nucleo … Potevano essere messi in fila in base a questo numero, perché era un numero caratteristico d’ognuno, che non variava mai, tanto da avere un titolo : “ Numero Atomico”, ed un simbolo : “ Z “.
Poi, un giorno, nel futuro rispetto a quel tempo, il solito patito dell’ordine, osservando tutti quegli atomi, si accorse che molti di loro si comportavano nella stessa maniera.
Guarda caso, c’erano quelli che non sopportavano assolutamente gli elettroni più lontani, forse perché, essendo in pochi ronzavano in giro come matti dando fastidio anche a quelli più sotto, che se ne stavano ben ordinati in spazi loro, senza interferire con quelli del piano inferiore, come se fossero in un condominio di gente educata, ed ognuno avesse la sua cameretta nell’appartamento, da dividere solo con un altro elettrone, ma rispettando ognuno la privacy dell’altro. Quelli dell’attico invece… elettroni maleducati!
Poi c’erano quelli che cercavano di acquistare a tutti i costi qualche elettrone da infilare nell’ultima cameretta disponibile, così da completare il piano,e guadagnare qualche grado di stabilità (cioè la loro moneta pregiata) !
Infine c’era qualcuno, pochi in verità, che non avevano preferenze, nelle camere c’era tanto spazio occupato quanto libero, e allora per loro era indifferente se affittare ad altri elettroni o liberare il piano, anzi facevano spesso come nel diamante, mettevano a disposizione le camere tra di loro, con poche eccezioni, per l’idrogeno o l’ossigeno ad esempio.
Allora, se si potevano mettere in fila gli atomi ordinandoli secondo il numero atomico “Z”, bastava andare a capo quando serviva, e si potevano mettere in colonna tutti quelli che si comportavano nella stessa maniera!
Accidenti, deve aver esclamato Dimitri Mendeleev (il patito dell’ordine e, ma solo per caso, anche chimico), così sarà possibile prevedere cosa possono fare gli atomi nei loro giochi!
Così nacque la Tavola Periodica Degli Elementi, che, certo per Dimitri era ancora piena di caselle vuote visto che era nell’anno 1872, ma col tempo…
E l’Universo, tornando al tempo zero, divenne il tavolo di un grande gioco dove tutto cambiava di istante in istante, perché ogni atomo era pieno di energia, pochi erano al gran completo e non cercavano più compagni per rendere tutto più divertente, mentre la maggior parte voleva mutare, come già detto, magari per togliersi di torno qualcuno di quei fastidiosi elettroni che disturbavano tutti, oppure acquistare qualche elettrone in più per sentirsi più tranquilli e stabili.
E allora? Esiste la legge del baratto non è vero? Io do un elettrone a te, e tu ti leghi a me così il gioco prende una nuova forma, più bella anche da vedere.
Fu così che, ad esempio, l’Ossigeno, che cercava due elettroni, si legò con due Idrogeni, che dell’elettrone che avevano non ne volevano sapere, e nacque la prima molecola d’acqua!
La nuova regola era dunque formare gruppi di atomi, per avere sempre nuovi giochi chiamati molecole.
Che meraviglia! Molecole leggere, leggere come due ossigeni legati tra loro, o due idrogeni legati tra loro, così da poter mettere i due elettroni (uno a testa) in comune, così uno poteva pensare fossero entrambi dell’altro e viceversa, erano così leggeri da volare nell’universo con una specie di sibilo …Gaasssss , da cui il nome gas.
Altre molecole formate da tre atomi, come l’Acqua, non resistevano a stare lontane tra loro, perché l’ossigeno aveva una forza di attrazione irresistibile per gli idrogeni, anche quelli delle altre molecole, e gli idrogeni ( poco seri !), erano indifferenti a chi si legavano, un po’ con questo, un po’ con quello, più forte con uno, ma… una sbirciatina anche all’altro! , tanto da generare una maniera di definire questi legami poco seri, (ma tanto veri da generare spesso divorzio da una molecola e matrimonio con l’altra), con il nome di “legame idrogeno”.
Quando avveniva il “divorzio – matrimonio” si parlava di un nuovo gioco chiamato D.I.A. , cioè della dissociazione ionica dell’acqua, ( responsabile di quel tormentone dei giorni nostri che si chiama pH).
Però che bella struttura era nata! Adatta a formare piccole sfere, dette gocce, oppure grandi agglomerati, detti mari. Qualcuno, molti anni dopo, guardandola disse : ”è liquida”! E da quel giorno l’acqua ebbe riconosciuto lo stato di Liquido a tutti gli effetti di legge! ( A meno che non faccia tanto freddo da indurre le molecole a legarsi stabilmente fra di loro diventando un solido, o tanto caldo da farle allontanare le une dalle altre piene di tanta energia da volare via come gas.)
Altre molecole, più serie, erano formate da gruppi di quattro, cinque, sei o più atomi, e davano solo legami solidi, unendosi in insiemi tutti della stessa specie, come, ad esempio, il diamante, che è formato interamente di atomi di carbonio, (legati fra di loro per mezzo di quei dispettosi quattro elettroni, che gironzolano nella parte più lontana dal nucleo, e che non fanno altro che odiarsi, perciò si mettono il più distanti possibile, come sui vertici di una piramide triangolare), oppure unioni stabili tra atomi diversi, come nel gesso, formato da un calcio, uno zolfo e quattro ossigeni , che, per completare il divertimento, infilano nella struttura anche qualche molecola di acqua!
Ma il gioco più bello lo inventarono proprio gli atomi di carbonio, quando si unirono tra di loro in catena, e, con l’aiuto di tanti idrogeni e di qualche ossigeno e qualche azoto, inventarono tutta una serie molecole, dette “amminoacidi”, capaci di congiungersi poi tra di loro, e, prova e riprova un giorno riuscirono a fare sequenze tanto lunghe da diventare “proteine” e… e qui la storia può continuare finché dura la vita!


Annamaria Gengaro


Treviglio, aprile 2004